Come è possibile che l’escavazione, i campeggi , le spiagge, il territorio, i porti, possono essere connessi da un unico filo conduttore?
La risposta la possiamo trovare negli accomodamenti tra lobby della cementificazione, balneazione, coltivazione di cave e turismo…certo turismo! Infatti il paradosso della parola TURISMO in certi progetti sembra che non tocchi minimamente alcuni soggetti, occupati a tenere insieme le fila dell’egemonia locale della Val di Cornia, garantita dal favore delle amministrazioni locali e contravvenendo al reale significato che la parola “turismo” dovrebbe avere.
Questa mozione è stata chiamata Blue Economy e nasce per realizzare una strategia per la “crescita Blu” nel Mediterraneo.
Nel febbraio 2010 e per le 100 settimane seguenti, Pauli insieme ad Enterprise Honolulu presenta l’iniziativa a favore dell’avvio del Congresso Mondiale sulle Iniziative ad “Emissioni Zero” (Launching “The Blue Economy“). Gunter Pauli spiega: “La nostra sfida oggi è quella di rispondere ai bisogni fondamentali di tutti, con quello che abbiamo; dobbiamo contribuire allo sviluppo delle culture indigene come alle Hawaii, imparare dai vecchi sistemi del passato, attingendo innovazioni concrete ed esempi da tutto il mondo”. Questa è la Blu Economy.
Trivellazioni, favori alle lobby degli idrocarburi, taglio degli incentivi alle fonti rinnovabili, estorsione del diritto alla qualità della vita attraverso il favore alle cooperative dell’
“L’educazione ambientale contribuisce a ricostruire il senso di identità e le radici di appartenenza, dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e di responsabilità verso la RES PUBBLICA“, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente, creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità ed il territorio.
Cosí cita l’articolo 7 della CARTA DEI PRINCIPI per l’educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole promulgata a FIUGGI il 24 Aprile del 1997.
Fin dalle sue origini, l’uomo modifica la natura che ha intorno. Perché? Per sopravvivere e/o per migliorare le sue condizioni di vita. Ma questo produce effetti negativi per l’ambiente.
Negli ultimi decenni lo sfruttamento delle risorse della Terra, il crescente inquinamento dell’aria e dei terreni, il consumo dei territori a favore di industrie palesemente inquinanti, ha messo in primo piano riflessioni sul rapporto che l’uomo ha con l’ambiente, cercando cosí di promuovere uno stile di vita che rispetti l’uomo ma che al contempo tuteli gli equilibri ambientali.
Oggi queste parole sono inserite nei libri di scuola e dovrebbero essere comprese a fondo.
Ma qualcosa non ha funzionato. Ci dobbiamo chiedere del perché oggi il disinteresse per la Cosa Pubblica è così perseverante.
Ci dobbiamo chiedere se l’inganno della blu economy del PD è quello che vogliamo per i nostri figli e i figli dei nostri figli, se l’antropizzazione delle coste serve veramente a tutelare un bene che non è nostro ma che ci è stato dato in prestito, se le nostre colline, territori, rilievi, attaccati dalle lobby dei cavatori, debbano essere distrutte in nome e dello spettro di un posto di lavoro che non è che una scusa per alimentare interessi ben più grandi ed esclusivi. Tutto ciò andando a compromettere anche tutti quelle zone interessate dal dissesto idrogeologico. Sembra impossibile vedere una soluzione lavorativa diversa per chi non guarda al di là del “ma è sempre stato così”… No, non è sempre stato così! Prima i sassi delle colline non si buttavano in mare, le cave non potevano raddoppiare il materiale estratto annuo, i grossi investitori investivano in servizi, ora neanche più si preoccupano di ripristinare zone di cava dismesse. Abbiamo cambiato, modificato, inquinato con spargimento di diossine, pesticidi, rifiuti, cemento, privatizzato l’acqua e in molti casi chi ha denunziato il caso, è stato tacciato di eresia o di voler frenare l’economia… Una cronaca di morte annunciata? Può darsi, ma non così scontata per molti.
Dobbiamo avere un minimo di interesse della “res pubblica” e quelle persone che ancora credono che la teoria del caos sia una barzelletta, che una volta entrati nella propria casa ( finchè ne avranno una ), chiusa la porta, il problema resta fuori dalla propria sfera personale, devono cambiare atteggiamento e chiedere di conoscere cosa lega la “cosa pubblica” alle vite future dei propri figli…finchè non raggiungeremo questa consapevolezza, le elites e i loro servi continueranno per la loro strada e dovremo imparare a non lamentarci se ci porteranno via la libertà, perchè ce la siamo giocata con le nostre mani.
MoVimento5stelle San Vincenzo