“Si aprano i negozi…”

Cosa è la grande e media distribuzione alimentare?!

Nello specifico abbiamo una distinzione tra strutture della Grande Distribuzione – GD  e strutture della Distribuzione Organizzata  – DO,  le prime sono grosse strutture controllate da un unico soggetto che gestisce direttamente i punti vendita; un esempio italiano di GD è dato attualmente da Coop, Esselunga, Lidl, Carrefour, Auchan, Conad ed Eurospin.
Le seconde, che sotto altre definizione possono essere Distributori Associati ( DA ), vedono invece piccoli protagonisti che si aggregano secondo la logica dell’unione fa la forza, creando consorzi d’acquisto i piccoli e medi dettaglianti possono ottenere agevolazioni economiche in termini di approvvigionamento, derivanti dal maggior potere contrattuale nei confronti dei fornitori.
Non solo ,  a questo si aggiungono i vantaggi conseguibili dallo sfruttamento del marchio e dall’ottenimento di supporto in termini di esperienza e coordinamento strategico e a proposito di marchi importanti per la DO, in italia  i gruppi più importanti sono Sigma, Interdis, Despar, Sisa e Selex.

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Ma allora quale sono le problematiche principali, legate a questo metodo distributivo, che maggiormente vede sotto i riflettori, il settore alimentare?

La fine certa del Km zero, ad esempio, l’importazione di merci da Paesi sottosviluppati, perchè a basso costo, con conseguente sfruttamento delle popolazioni e a sfavore della causa ambientale. Con un incremento inimmaginabile di inquinamento per la continua movimentazione di merci via nave e camion, con la produzione di imballaggi non riciclabili, la forzata produzione di alimenti con sistemi intensivi dove per i prodotti di origine animale viene favorito l’inquinamento da deizioni degli stessi, l’uso smisurato di risorse idriche, il disboscamento per coltivazioni a favore di mangimi animali e conseguente distruzione dei terreni e delle falde acquifere per l’uso incontrollato di concimi chimici e pesticidi…

E ancora i vegetali, la loro necessaria e quasi ingiustificabile produzione per alimentare animali che devono essere macellati per la grande e media distribuzione, sono sempre più medicati , coltivati e protetti in coltivazioni intensive, che tendono e tenderanno a diventare piantagioni, campi, piantumazioni, OGM.

L’industria alimentare intensiva supporta palesemente la Grande e Media distribuzione ed è indubbio che tale indirizzo commerciale, sarà il crimine che ucciderà l’economia prima e i rapporti sociali dopo.

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Senza continuare la descrizione della devastazione che questo metodo distributivo, contribuisce oggi a fare,  dobbiamo sapere che indagini di mercato e di analisti a favore di un tale sistema così globalizzato e disattento alla salute del cittadino,  afferma che nella GDO il posto più importante del punto vendita risulta essere l’ortofrutta per il 75% dei consumatori, seguito da macelleria e pescheria (60%), dai prodotti di marca (36%) e dal reparto dei prodotti agroalimentari di produzione locale (35%). Ultimo della classifica è il pane fresco, che è considerato prioritario per il 29% degli intervistati.

Da qui ci rendiamo conto di quanto la società sia cambiata negli ultimi anni e che i ritmi imposti dalla vita moderna, collocano in penultima posizione il cibo locale, bio e più sano, favorendo verdure imbustate, imballate, cerate e disinfettate, con la declassificazione del pane fresco, una volta considerato esempio di cibo basilare e sano. Anche se, oggi il 90% di questo prodotto è realizzato con “migliorativi”, con farine raffinate, strutto e lievito chimico.

Ad oggi pensare solo per un’attimo di favorire l’apertura di un supermercato di media o grande distribuzione, in un Paese, Cittá, Regione, ci sembra assurdo e ciò può solo contribuire ad incrementare la globalizzazione, l’inquinamento ambientale, clienti per la sanitá e nuovi poveri.

Invece dobbiamo sfavorire questi simboli di falso benessere, contrastare questi favori alle lobby, eliminare le problematiche legate all’inquinamento prodotto da questo tipo di commercio, digerire il fatto che un melone retato proveniente dall’Africa, quando da Noi è inverno, non ha lo stesso aroma di un melone proveniente dai nostri campi, in estate…perché quello africano, porta con se il sapore amaro dell’ennesimo sfruttamento della popolazione di turno.

SanVincenzo5stelle

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