Quando vi chiederanno se siete d’accordo sulla costruzione di una centrale a carbone…

Oggi negli Stati Uniti circa la metà dell’elettricità è generata dal carbone. In Italia la quota è del 17%.

Il carbone, in passato, era utilizzato anche per alimentare alcuni mezzi di trasporto, quali le locomotive e le navi a vapore e per riscaldamento degli edifici.

carbone1L’uso del carbone per la produzione di energia è globalmente uno dei fattori principali dell’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre, principale causa dell’effetto serra e del riscaldamento globale.

Il carbone, un combustibile fossile solido, composto per più del 50% del suo peso, e più del 70% del suo volume, da materiali carboniosi. Il carbone è il risultato della trasformazione di resti vegetali che sono stati compressi, alterati chimicamente e trasformati, da calore e pressione, nel corso dei tempi geologici.

Alla fine dell’Ottocento il carbone, un combustibile fossile solido, era praticamente l’unico combustibile usato nel mondo; il carbone era noto da secoli e sul suo uso si era fondata, nel 1700 e nel 1800, la prima rivoluzione industriale.Il petrolio era stato scoperto soltanto nella meta’ del 1800 e alla fine del 1800 la separazione dal petrolio greggio di varie frazioni liquide, come benzina e oli carburanti, era ancora nella sua infanzia.

Oggi, il carbone spaventa e fa discutere ed al raggiungimento, ammesso che questo ancora non sia accaduto, del picco del petrolio, cioè secondo cui in ogni caso sebbene la variabile di prezzo e tecnologica possano quindi creare delle discontinuità e dei salti nella produzione petrolifera, la produzione non può che diminuire, la risorsa prontamente disponibile è il carbone.

Nel 2010 circa il 40% dell’energia elettrica mondiale è stata prodotta bruciando carbone e le riserve accertate ammontavano ad almeno 200/250 anni di produzione.

Dal carbone è possibile ottenere altri tipi di combustibile, più facilmente trasportabili e con un maggior rendimento, ma comunque inquinanti e i processi normalmente utilizzati per raffinarlo sono la gassificazione e la liquefazione.

E qui entra in gioco Friedrich Bergius (1884-1949). Bergius cominciò i suoi esperimenti in un proprio laboratorio ad Hannover nel 1910 e riuscì a ottenere dei prodotti petroliferi sintetici nell’estate del 1913.
In pochissimi mesi, con pochi collaboratori e con limitati investimenti, Bergius riuscì a identificare quali tipi di carbone consentivano di ottenere maggiori quantità di benzina e in quali condizioni la produzione era maggiore.
Nel 1914 Bergius cominciò a collaudare il processo su scala produttiva in una piccola raffineria di petrolio di Essen…da quel momento ne è passata di acqua sotto i ponti e fortunatamente o no, tale processo necessità di molta energia e quindi non conveniente, infatti la produzione di benzina a partire dal petrolio si rivelò una scelta economicamente vantaggiosa…fino ad oggi.

Convertire in combustibili liquidi come benzina o gasolio, il carbone, o creare energia elettrica dalla combustione dello stesso, comporta un’ingente  rilasciano di CO2 (anidride carbonica), secondo alcuni studi da 15mila tonnellate di carbone bruciato otterremmo 49.500 tonnellate di CO2 da stoccare.

E se fino ad oggi , la liquefazione del carbone è stata una delle tecnologie che ha limitato la crescita del prezzo del petrolio, domani, in un futuro vicino, potrebbe essere il proseguo della devastazione ambientale, sulla scia del petrolio.

Il Carbone potrebbe far perdere le speranze di sviluppo di fonti rinnovabili, energia da sistemi sostenibili per la biosfera e le generazioni future.

Costruire oggi una centrale a carbone vuol dire avere un impatto sull’ecosistema limitrofo e mondiale, non indifferente ed uno sguardo attento deve essere rivolto all’anidride carbonica presente nei gas di combustione del carbone. La CO2 non è una sostanza inquinante, tuttavia è un gas serra e di conseguenza è responsabile del fenomeno del “riscaldamento globale”. Negli ultimi anni è stata approfondita l’attenzione sulla possibilità di separare l’anidride carbonica dai gas prodotti negli impianti industriali.
La rimozione della CO2 dai gas richiede energia, che riduce la potenza utile generata dall’impianto. Per mantenere costante la potenza netta, deve venire aumentato l’input di carbone, e quindi le taglie della caldaia, della turbina, dei sistemi di trattamento dei gas, e così via.
Questo implica una movimentazione di carbone non indifferente e con tutto ciò che ne consegue.
Con tale prospettiva, avere una centrale a carbone nelle vicinanze, auspica una regolamentazione ferrea nel seguire procedure e norme a tutela dell’ambiente e dei cittadini…e saremo in grado di seguire costantemente uno standard di sicurezza che garantisca tutela della zona, habitat circostante, ambiente, affidabilità procedurali, tutela degli abitanti ?

Senza scendere il ulteriori problematiche legati a solventi che potrebbero essere impiegati per l’assorbimento della CO2, ad esempio o altre diavolerie chimiche, sappiate che una volta separata, l’anidride carbonica deve venire sequestrata, ovvero immagazzinata affinché non sia reimmessa nell’atmosfera.
Il sequestro può essere essenzialmente di tipo geologico, quindi iniezione in formazioni geologiche sotterranee, oceanico, cioè dissoluzione o stratificazione in profondità oceaniche o minerario, quindi conversione in composti carbonati stabili.
Al momento ciascuna di queste soluzioni si trova in fase di analisi e sviluppo.

Quindi quando vi chiederanno se siete d’accordo sulla costruzione di una centrale a carbone, guardate i vostri figli e fate la scelta che vi consiglierà la vostra coscienza.

MoVimento5stelle San Vincenzo

carbone2Principale imputato il carbone. La superpotenza asiatica lo scorso anno ha consumato 3,7 miliardi di tonnellate, circa la metà della produzione mondiale. Sempre in Cina nei prossimi quattro anni dovrebbero essere realizzate 160 nuove centrali a carbone. Nel grafico il consumo di carbone nel mondo (in miliardi di tonnellate, fonte EIA – Nov. 2012 )

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