Istanza “Campagna STOP – TTIP ”

Perché questa istanza?

Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. La somma del PIL di Stati Uniti e Unione Europea corrisponde a circa il 45 per cento del PIL mondiale (i dati sono del Fondo Monetario Internazionale aggiornati al 2013). Si tratta dunque, non fosse altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica.

L’accesso al mercato riguarda quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici.

TTIPBANNER

( A tale proposito potete leggere uno dei nostri precedenti articoli in fatto di servizi e privatizzazione degli stessi )

Si prevede l’eliminazione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali di merci «con lo scopo comune di raggiungere una sostanziale eliminazione delle tariffe al momento dell’entrata in vigore dell’accordo.

La liberalizzazione riguarda anche i servizi, “coprendo sostanzialmente tutti i settori”: si prevede anche di assicurare un trattamento non meno favorevole per lo stabilimento sul loro territorio di società, consociate o filiali dell’altra parte di quello accordato alle proprie società, consociate o filiali.

I servizi audiovisivi non sono inclusi.

La liberalizzazione riguarda anche gli appalti pubblici, per “rafforzare l’accesso reciproco ai mercati degli appalti pubblici a ogni livello amministrativo (nazionale, regionale e locale) e quello dei servizi pubblici, in modo da applicarsi alle attività pertinenti delle imprese operanti in tale campo e garantire un trattamento non meno favorevole di quello riconosciuto ai fornitori stabiliti in loco.

Insomma aziende europee potranno partecipare a gare d’appalto statunitensi e viceversa.

C’è infine un capitolo sugli investimenti e la loro tutela: nel negoziato è previsto l’inserimento dell’arbitrato internazionale Stato-imprese, il cosiddetto ISDS, cioè si tratta di un meccanismo che consente agli investitori di citare in giudizio i governi presso corti arbitrali internazionali.

L’obiettivo è “rimuovere gli inutili ostacoli agli scambi e agli investimenti compresi gli ostacoli non tariffari esistenti e non si parla di dazi.

Sono limiti di altro tipo: limiti quantitativi, per esempio, come i contingentamenti (che consistono nel fissare quantitativi massimi di determinati beni che possono essere importati) o barriere tecniche e di standard (cioè di regolamento). Un esempio tra quelli più citati dai critici: negli Stati Uniti è permesso somministrare ai bovini sostanze ormonali, nell’UE è vietato e infatti la carne agli ormoni non ha accesso a causa di una barriera non tariffaria al mercato europeo.

Perchè STOP al TTIP: I paesi dell’UE hanno adottato le normative dell’Organizzazione dell’ONU che si occupa di lavoro (l’ILO), gli Stati Uniti hanno ratificato solo due delle otto norme fondamentali; l’eliminazione delle barriere che frenano i flussi di merci renderà più facile per le imprese scegliere dove localizzare la produzione in funzione dei costi, in particolare di quelli sociali; l’agricoltura europea, frammentata in milioni di piccole aziende, finirebbe per entrare in crisi se non venisse più protetta dai dazi doganali; il trattato avrebbe conseguenze negative anche per le piccole e medie imprese; ci sarebbero anche rischi per i consumatori perché i principi su cui sono basate le leggi europee sono diverse da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione, mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario; i negoziati sono orientati alla privatizzazione dei servizi pubblici; le disposizioni a protezione della proprietà intellettuale e industriale attualmente oggetto di negoziati potrebbero minacciare la libertà di espressione su internet o privare gli autori della libertà di scelta in merito alla diffusione delle loro opere; si prevede la possibilità per gli investitori di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte dello Stato destinatario dell’investimento estero; le aziende potrebbero opporsi alle politiche sanitarie, ambientali, di regolamentazione della finanza o altro attivate nei singoli paesi reclamando interessi davanti a tribunali terzi, qualora la legislazione di quei singoli paesi riducesse la loro azione e i loro futuri profitti.

Per tutto questo e molto altro, vi invitiamo a leggere: Che cosa è il TTIP  a questo link http://www.ilpost.it/2014/11/06/ttip-2/

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PREMESSO che

nel Giugno 2013, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso hanno lanciato ufficialmente i negoziati su un Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti (TTIP);

che tali negoziati sono tuttora in corso, nella più totale opacità e segretezza, con l’obiettivo di concluderne l’iter entro la fine del 2015;

che l’obiettivo prioritario di tale Partenariato è quello dell’eliminazione di tutte le barriere “non tariffarie”, ovvero le normative che limitano la piena libertà d’investimento e i profitti potenzialmente realizzabili dalle società transnazionali a est ed ovest dell’oceano Atlantico;

che il Partenariato in corso di negoziazione prevede addirittura il diritto per gli investitori transnazionali di citare in giudizio, presso un tribunale arbitrale creato ad hoc ( ISDS, Investor-State Dispute Settlement )         i governi sovrani e le autorità locali, qualora le loro società subissero perdite, anche potenziali, di profitti in seguito a decisioni di politica pubblica adottate dalle autorità medesime;

CONSIDERATO che le cosiddette barriere “non tariffarie” altro non sono che norme volte alla tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, alla salvaguardia dei beni comuni, alla garanzia di standard per la sicurezza alimentare, per la tutela dell’ambiente e della dignità sociale;

che il programma di deregolamentazione previsto dal TTIP mira a creare nuovi investitori con l’apertura dei servizi pubblici e dei contratti per appalti governativi dalla concorrenza di imprese transnazionali, minacciando di provocare un’ulteriore ondata di privatizzazioni in settori chiave come la sanità e l’istruzione;

che l’assoluta segretezza con cui vengono condotti i negoziati, che non prevedono alcun coinvolgimento né delle popolazioni, né delle istituzioni che a tutti i livelli le rappresentano, costituisce un preciso attacco al diritto dei cittadini e delle comunità locali di conoscere i termini e le conseguenze di tali negoziati e di potersi pronunciare nel merito;

che il diritto degli investitori transnazionali a citare in giudizio i governi e le autorità locali, in seguito all’approvazione di norme e/o delibere di interesse generale che potrebbero pregiudicarne i profitti, costituisce un gravissimo ‘vulnus’ democratico, un’inaccettabile compressione dell’autonomia delle autorità pubbliche e un’azione destrutturante sulla coesione sociale delle comunità territoriali;

ESPRIMIAMO quindi,

il NOSTRO totale dissenso nei confronti del Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti ( TTIP ), in corso di negoziazione tra Stati Uniti e Unione Europea e pertanto;

TUTTO CIO’ PREMESSO
SI CHIEDE AL CONSIGLIO COMUNALE DI San Vincenzo
L’ASSUNZIONE D’IMPEGNO DA PARTE DEL SINDACO E TUTTA LA GIUNTA

ad intraprendere tutte le azioni di pressione di propria competenza volte a promuovere il ritiro da parte del governo italiano, nell’ambito del Consiglio Europeo, dal TTIP e, in subordine, alla sua non approvazione da parte del Parlamento Europeo;

a promuovere, presso i cittadini del nostro territorio e presso tutti gli altri enti locali, azioni di sensibilizzazione e mobilitazione contro il TTIP, in quanto in questo trattato viene leso, tra gli altri, il principio costituzionale della sovranità delle autonomie locali;

ad inviare la presente deliberazione all’ANCI, al Consiglio Regionale, al Consiglio dei Ministri, al Parlamento Italiano ed Europeo e alla Commissione Europea.

MoVimento5stelle San Vincenzo

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