“Cammina leggero così che la tua orma non rimanga a ferire la terra…”

Petrolio…L’idea di calcolare quante riserve di combustibili fossili debbano restare, con le loro potenziali emissioni di CO2, sottoterra, non è una novità, ma è certamente nuovo averlo illustrato nel dettaglio all’Institute for Sustainable Resources, dell’University College di Londra. A Londra è stato detto a quanto gas, petrolio e carbone si dovrà rinunciare ad estrarre nelle varie regioni del mondo. Con risultati decisamente scioccanti, per l’entità dei tagli che dovrebbero affrontare le nazioni che hanno quelle risorse come principale o unica fonte di entrate.
Ma cosa è il petrolio e perchè siamo arrivati a questo punto? E cosa centra il petrolio con la chiusura della “Smith Bits International” a Saline di Volterra, ad esempio?

Il petrolio accompagna la storia dell’uomo da secoli, ma ci siamo mai chiesto da dove viene, come si estrae, quale è l’impatto sugli ecosistemi di questo elemento, una volta portato alla luce?

Il mondo in cui viviamo è scaturito dallo sfruttamento del petrolio e l’origine di quest’ultimo è il risultato di processi complessi che si sono succeduti durante le varie ere geologiche che vanno dal Precambriano al Pleistocene.

Circa l’origine dei componenti del petrolio erano state avanzate due teorie, una inorganica e una organica. La teoria inorganica è stata completamente abbandonata quando nel petrolio furono ritrovati complessi porfirinici quali la emina, la clorofilla e le emovanadine che sono alla base di ogni processo vitale.

L’ipotesi organica è oggi universalmente accettata e gli studi sono rivolti a correlare ogni componente del petrolio con la sua sostanza organica progenitrice. Sostanza organica che si presenta principalmente in forma solida, ma che le alte pressioni a cui è sottoposto, lo rendono liquido e pronto per l’estrazione.

Nel 1700 e 1800 il carbone favorisce la prima rivoluzione industriale.
Il petrolio viene scoperto soltanto verso la metà dell’800 e la sua richiesta rapidamente aumenta quando, agli inizi del ‘900, il motore a scoppio viene applicato ai veicoli. L’avvento dell’automobile e quindi del petrolio ha spostato gli equilibri geopolitici mondiali, basti sapere che il primo pozzo petrolifero della storia venne scavato a Titusville, in Pennsylvania, il 27 agosto 1859.
Intuita ben presto l’enorme potenzialità del petrolio, in meno di due anni vengono realizzati oltre 340 pozzi e nel 1870 nasce la prima compagnia petrolifera, la Standard Oil dell’affarista J. D. Rockefeller, destinata a diventare la prima grande compagnia petrolifera a livello mondiale, ovvero l’odierna ESSO Eastern States – Standard Oil ( dalla ExxonMobil ).

Detto quanto sopra, viene spontaneo rinnegare qualsiasi attività inerente al recupero di petrolio, anche perché oltre al problema ambientale, il dominio mondiale di certe multinazionali è evidente e favorito dalla geopolitica compiacente, fino ad arrivare anche all’accondiscendenza di stati come l’Italia, verso queste lobby che passano sopra tutto e tutti pur di avere profitto e potere.

Benzina

Quindi, la crescita industriale, la diffusione dell’automobile e l’uso dell’elettricità fecero aumentare a dismisura la richiesta di energia in Europa e in USA finché non ci si rese conto che le riserve mondiali dei combustibili fossili non erano illimitate e prima o poi si sarebbero esaurite. Così iniziò, in particolare dopo la crisi petrolifera del 1973, in seguito alla guerra tra Egitto ed Israele, ad intensificarsi la ricerca di nuove fonti di energia.

Ora, uno degli eventi più rilevanti per la storia del petrolio, è stata la caduta nel 2014 del suo valore, avvenuto nel secondo semestre. Il crollo del prezzo del petrolio è stato drastico, dal valore di 116,7 dollari al barile di giugno 2014 siamo passati ai 58 dollari dell’ultimo giorno dell’anno. Nei primi giorni del 2015 la discesa non si è arrestata arrivando alla soglia dei 50 dollari al barile fino ad oggi attestato ai 60 dollari al barile.

Il petrolio ha rivoluzionato il modo di essere dell’uomo. Esso è impiegato per decine e decine di usi e prodotti ed ha anche determinato un’inquinamento ambientale impressionante. L’auto ne è un testimone presente ogni giorno nella nostra quotidianità, ma anche plastica, additivi, prodotti chimici, indumenti, elettronica, gadget, etc. .

Il petrolio usa acqua per arrivare in superficie, molta acqua. Quindi oltre all’impatto giá rilevante sull’ambiente, si aggiunge un consumo spropositato di risorse idriche. L’acqua serve per poter spostare i giacimenti dalle “trappole” che si son formate nei millenni, ed hanno bloccato sacche di petrolio in profondità.
Il fracking è una tecnica di estrazione che sfrutta la pressione di tonnellate di acqua e sostanze chimiche immesse nel pozzo per fratturare uno strato roccioso. Tali fratture facilitano l’estrazione di idrocarburi, come il petrolio ed il gas naturale, che una volta immagazzinati possono essere raffinati.

Le falde acquifere sono ad alto rischio di inquinamento con il fracking e per questo motivo alcuni paesi hanno posto delle limitazioni o hanno addirittura vietato il suo utilizzo. I terremoti, per esempio, o i semplici smottamenti naturali sono sempre in agguato.

Sono state vinte sfide oceaniche per realizzare perforazioni a grandi profondità, lontane dalle coste.
Il petrolio venne cercato per la prima volta nell’acqua nel 1938, a una profondità di appena 4 metri. Il primo pozzo davvero “offshore”, 17 km al largo della Louisiana risale invece al 1947 e la piattaforma non era più grande di un campo da tennis.
La dimensione di pericolosità di questa tipologia di perforazione petrolifera è stata ampiamente dimostrata nel 2010 dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, affiliata alla British Petroleum . Uno degli sversamenti più massicci di petrolio degli ultimi tempi. Nel Golfo del Messico in seguito a un incidente riguardante il Pozzo Macondo, posto a oltre 1.500 m di profondità, lo sversamento iniziò il 20 aprile 2010 e terminò dopo 106 giorni , il 4 agosto 2010, con milioni di barili di petrolio che galleggiavano sulle acque di fronte a Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida. È il disastro ambientale più grave della storia americana, avendo superato di oltre dieci volte per entità quello della petroliera Exxon Valdez nel 1989.

Lo SHALE OIL ultima frontiera estrattiva. Olio di scisto o petrolio di scisto è un petrolio non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso mediante i processi di pirolisi, idrogenazione o dissoluzione termica. Questi processi convertono la materia organica all’interno della roccia in petrolio e gas sintetico. Il petrolio risultante può essere usato immediatamente come combustibile o arricchito.
Nel 1400 l’olio di scisto fu una delle prime fonti di olio minerale usate dagli esseri umani.
Un pesante impatto di questa alternativa estrattiva è costituito dall’elevata occupazione di suoli per i siti di perforazione, le potenziali conseguenze più gravi sono l’emissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti, l’inquinamento delle acque sotterranee dovuta alla fuoriuscita incontrollata di gas o fluidi in seguito a eruzioni o perdite dei pozzi, l’infiltrazione dei fluidi di fratturazione e lo scarico incontrollato di acque reflue. I fluidi di fratturazione contengono sostanze pericolose alle quali, nelle acque di riflusso, si aggiungono metalli pesanti e sostanze radioattive provenienti dai giacimenti.
L’esperienza statunitense dimostra come si verifichino frequenti incidenti dannosi per l’ambiente e la salute umana.

Ma se tutto questo NON basta a fermare le multinazionali?..se gli Stati NON prendono provvedimenti in merito alla devastazione ambientale della pratica estrattiva, se la quasi totalità di esseri umani continua a sperperare energia prodotta con petrolio e tutti i suoi derivati, se ognuno di NOI non è capace di cercare il cambiamento e procurarsi almeno un mezzo di trasporto elettrico (se proprio ne necessita)… allora perché il prezzo del petrolio è crollato?
Il prezzo del petrolio è influenzato da molti fattori, ma alla base permane l’interazione fra domanda e offerta e i dati mettono in chiaro una cosa: l’offerta è cresciuta più della domanda e oltretutto la domanda appare debole per una situazione economica che non dà indicazioni di un ritorno a stagioni di crescita come nel passato.

Intanto gli USA negli ultimi tre anni hanno aumentato la produzione di 3,6 milioni di barili/giorno, riducendo drasticamente le importazioni, facendo cioè sparire l’equivalente di 100 superpetroliere al mese.

Tutti i produttori di petrolio a questo punto, si vedono tagliati i loro ricavi e si trovano a vendere a bassi costi.
La maggior parte dei Paesi che estraggano l’oro nero inseriscono questa risorsa nei bilanci statali. Il risultato è scontato: una contrazione drastica di tutto ciò che ruota attorno al petrolio.
La Smith BITS International riporta la problematica a livello LOCALE ( azienda che produce accessori per trivellazioni petrolifere in prov. di Pisa ), svegliandoci dal torpore che ALTRI hanno preconfezionato per noi, lasciando per un’attimo che anche le nostre stranite comunità prendano atto della proporzione del problema, per poi dimenticarsene dopo pochi attimi, una volta che ognuno di noi viene abbandonato ai propri problemi personali.

Anche se si pensa che NON durerà, almeno per il 2015 l’abbassamento dei prezzo del greggio rimarrà su questi standard. Rimane il fatto che a parte le molteplici ipotesi, scrive l’Economist, il primo vincitore del calo del prezzo del petrolio è la stessa economia mondiale. Quando cala il prezzo del petrolio le risorse si spostano dai produttori ai consumatori, che sono più propensi a spendere i loro guadagni.

Il mondo produce poco più di 90 milioni di barili al giorno di petrolio: a 115 dollari al barile, si parla di un valore la produzione che raggiunge circa i 3.800 miliardi di dollari l’anno; a 85 dollari al barile il valore scende a 2.800 miliardi di dollari l’anno.
Nel frattempo però sarà tempesta con molteplici effetti. Ne risentiranno i negoziati sul clima? Si sa che prezzi bassi per le fonti fossili spingono al consumo e non al risparmio ( in Italia i consumi di carburante nel mese di dicembre 2014 sono aumentati del 4,2% rispetto allo stesso mese del 2013 ). Ci sarà instabilità nei Paesi più colpiti dal calo petrolio? Certamente per Russia, Venezuela, Algeria e altri ci sono molti rischi.

il mare non si tocca

Conclusione

Se l’uomo vuole difendere la libertà, il rispetto per l’aria, l’acqua e la terra, prerogativa indispensabile per offrire concretamente un futuro con dignità agli esseri umani e alle loro generazioni future, deve rivedere il concetto di ricchezza, e promuovere fonti energetiche alternative ed eco-sostenibili. Condannare e combattere lo sfruttamento ulteriore dei giacimenti più “sporchi”, come le sabbie bituminose in Canada e il petrolio (e il gas) di scisto, inseguendo una riconversione energetica sotto ogni punto di vista, a partire dalla domanda energetico-privata, fino ad arrivare a coprire tutto il fabbisogno industriale, incentivando mobilità elettrica e spingendo una ricerca che migliori le prestazioni, riducendo sprechi e oggetti spazzatura inutili.

Un energia è RINNOVABILE quando è prodotta da risorse naturali che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate…il petrolio NON è fonte di energia rinnovabile, ma probabilmente è risorsa speculativa per molti, quei molti a cui NON interessa preservare questo pianeta per le prossime generazioni. Probabilmente le fonti rinnovabili sono meno redditizie, ma chi ha deciso che il conto da presentare deve essere sempre al rialzo?
Dobbiamo prendere in considerazione anche una possibilità di decrescita...se vogliamo sopravvivere, tenendo presente anche l’imminente sovrappopolazione.

Il resto lo lasciamo alle coscienze, il decidere del futuro, e il metterlo in atto con piccoli cambiamenti, è nelle nostre mani.

MoVimento5stelle San Vincenzo

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